Riflessione del 16/07/19

Lev 8:35  Rimarrete dunque sette giorni all’ingresso della tenda di convegno, giorno e notte, e osserverete il comandamento del SIGNORE, affinché non moriate; poiché così mi è stato ordinato”.

  1. Nessun sacerdote è gradito senza essere chiamato istruito e preparato per un tempo fissato.
  2. Il predicatore quando riceve il messaggio è nascosto dopo rivela al popolo quello che nella comunione con Dio ha ricevuto come nel caso del sommo sacerdote.
  3. Dio è santo e vuole che chi gli appartiene sia santificato è messo a parte per un tempo.
  4. Anche se possono essere gradite azioni spontanee nel servizio sacro no! Non si improvvisa ci vuole un tempo ed è indicativo e simbolico di perfezione i 7 giorni segno di un tempo compiuto come i sette giorni della creazione che comprendono azione e riposo.
  5. Sei giorni lavorerai ma il settimo assoluto riposo appartiene a Dio i primi sei per l’uomo ma uno il giorno del Signore li c’è il riposo la completezza del tempo il fine ultimo dell’uomo la comunione con Dio alla Sua presenza.
  6. Eusebio lo applica alla Pentecoste attesero e ricevettero lo Spirito promesso.
  7. Avere un tempo necessario per capire meditare su quello che il sacrificio e la consacrazione rappresenta per avere competenze ed autorità nel trasmettere al popolo la santità di Dio, nella fretta nella frivolezza il tempo giusto dona solennità al gesto al rito lì era il posto dove si sacrifica per il perdono dei peccati e per la comunione del popolo con Dio loro erano i mediatori del perdono rappresentavano la santità e la grazia di Dio verso il Suo popolo.
  8. Anche noi in Cristo applichiamo questo principio nella nostra vita di chiesa in sei giorni abbiamo le nostre occupazioni ma il settimo adoriamo il nostro Dio insieme la settimana è scandita nell’attesa che il nostro Dio ci prepara e parli quando lo invochiamo e ci riuniamo nel Suo santo Nome il settimo giorno.
  9. Quando Dio vuole preparare per un compito specifico comanda di mettersi per un tempo a parte cioè avere un tempo di preparazione di meditazione di riflessione per essere pronti ad ogni evenienza.
  10. In vista della resurrezione di Cristo e della Sua opera compiuta:

Num 19:12  Quando uno si sarà purificato con quell’acqua il terzo e il settimo giorno, sarà puro; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro.

Eze 43:25  Per sette giorni offrirai ogni giorno un capro come sacrificio espiatorio; si offrirà pure un toro e un montone del gregge, senza difetto.

Eze 43:26  Per sette giorni si farà l’espiazione per l’altare, lo si purificherà e lo si consacrerà.

Eze 43:27  Quando quei giorni saranno compiuti, l’ottavo giorno e in seguito, i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri sacrifici di riconoscenza; e io vi gradirò, dice DIO, il Signore”.

Per la testimonianza:

Estratto di un articolo di news Ifed:

In occasione di una conferenza tenuta a Misterbianco (CT) il 22 giugno, organizzata dalle Congregazioni pentecostali della Sicilia, è intervenuto Leonardo De Chirico, direttore del Centro studi di etica e bioetica di Padova, che ha presentato le seguenti tesine:

Sulla identità uomo-donna.

– un popolo di profeti: dobbiamo dire pubblicamente la verità di Dio sull’uomo e sulla donna, con saggezza e profondità, costi quello che costi, anche se è un messaggio controcorrente che può urtare o essere recepito come retrogrado. E’ la verità di Dio che prevale: noi non possiamo nulla contro la verità; quello che possiamo è per la verità (2 Corinzi 13,8).

– un popolo di sacerdoti: dobbiamo essere “prossimo” a tutti coloro che combattono contro la loro identità o che sperimentano vissuti malati e distorti della loro sessualità. Dobbiamo ascoltare, avvicinare, non creare ostacoli culturali, parlare della guarigione di Dio e pregare per loro. Piuttosto che giudicare e scappare, dobbiamo parlare a e restare con le persone a cui parliamo della verità di Dio.

– un popolo regale: dobbiamo essere un esempio di vissuti di mascolinità e femminilità guarite. Non basta parlare della guarigione di Dio se non siamo in un cammino di guarigione noi stessi. Non basta essere “prossimi” verso gli altri se non siamo prossimi a Dio e quindi indirizzati verso un cammino di guarigione. Il compito regale significa anche partecipare al dibattito pubblico con umiltà e fiducia, tenendo alta la parola della vita, con umiltà e coraggio.

RIFLESSIONE DEL 30/07/2019